Sto scrivendo questo articolo mentre, alle 08:43 del 28 dicembre 2021, rifletto sull’usanza di fare un bilancio dell’anno appena trascorso e di fissare mete per quello nuovo, che si affaccia all’orizzonte delle nostre vite.

È quasi inutile dire quanto, il più delle volte, i bilanci siano deludenti e le aspettative altissime, quasi come se lo scoccare della mezzanotte del 31/12 potesse fissare una netta demarcazione fra luci ed ombre delle nostre vite.

Arrivato, ormai, alla soglia dei miei 44 anni, credo di aver capito una cosa importante: tutti noi “desideriamo migliorare” le nostre situazioni, ma raramente siamo pronti a metterci in discussione. Siamo soliti, cioè, attribuire a un qualcosa di “esterno” a noi sia le (grandi o piccole) sfortune, che le cosiddette “benedizioni”.

In realtà, non credo esista “un’entità” che si diverte a “tirare i fili” delle nostre esistenze: la responsabilità, alla fin fine, è sempre nostra. Ci tengo a specificare che, personalmente, credo in Dio e nei mondi spirituali, pur senza che questo mi porti a concepire l’ineluttabile destino.

Perché, allora, quasi tutti noi tendiamo ad “aggrapparci al futuro”, confidando in miracolosi stravolgimenti (in positivo) delle nostre esistenze? Desiderare è umano, ma è altrettanto insito nella nostra indole il fatto di rifugiarci nelle abitudini. Fare le stesse cose che abbiamo sempre fatto, da un lato, è la soluzione meno impegnativa, e meno dispendiosa in termini energetici; dall’altro, rappresenta la certezza che, facendo le stesse cose, otterremo i medesimi risultati!

Personalmente, dunque, non credo nelle strategie del “da domani, cambio tutto!”, e questo perché tutti noi abbiamo un’insita tendenza a ritornare ai nostri comportamenti abituali. Piuttosto, penso che una strategia adeguata, seppur spiegata molto in breve, per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e fissare mete per quello nuovo, potrebbe essere la seguente:

  • fissare obiettivi che ci diano emozioni positive, ovvero che ci facciano battere il cuore e sorridere se chiudiamo gli occhi e ci immaginiamo nella situazione in cui li abbiamo già raggiunti.
  • QUANTIFICARE, laddove possibile, tali risultati. Non dobbiamo, cioè, essere vaghi (es: “voglio guadagnare di più”, oppure “voglio cambiare casa”), ma concreti e precisi (es: “voglio un reddito extra mensile di 2.000 euro”, oppure “voglio acquistare una casa semindipendente con giardino, tre camere e due bagni”).
  • Verificare che, nel nostro intimo, percepiamo comunque una sensazione di “raggiungibilità”, in merito a tali traguardi. Se il nostro inconscio ci suggerisce “impossibile”, forse è meglio provare a ipotizzare qualcosa che, per noi, rappresenti un concetto più credibile.
  • Analizzare le nostre abitudini, le nostre routine, insomma…come trascorriamo le nostre giornate, alla ricerca di quegli aspetti che, SENZA UNO SFORZO ECCESSIVO, possiamo pensare di iniziare a modificare, e che ci paiono maggiormente connessi con gli obiettivi che abbiamo enunciato.
  • Iniziare davvero a inserire queste nuove azioni all’interno delle nostre giornate, cercando di perseverare per qualche settimana (anche con un certo grado di sforzo, se occorre), fintanto che questi atti diverranno AUTOMATICI, ovvero andranno a costituire le nostre nuove abitudini.

Faccio un esempio, dei tantissimi che si potrebbero enunciare: se il mio obiettivo è quello di avere un reddito extra di 2.000 euro al mese, e questo corrisponde, mediamente, a “dieci clienti in più ogni quattro settimane”, una strategia potrebbe essere quella di analizzare le mie giornate per cercare di rispondere alla domanda “cosa sto facendo, attualmente, per cercare nuovi clienti”? Se la risposta fosse “poco o niente, se non affidarmi alle chiamate spontanee o al passaparola”, potrei andare sempre più in profondità di questa auto-analisi, arrivando, ad esempio, a identificare che:

  • per cercare nuovi clienti, potrei provare a comunicare meglio il valore della mia azienda, scrivendo e promuovendo in modo adeguato dei post sui social network;
  • allo stesso tempo, mi rendo conto di “perder tempo” sui social network per almeno un’ora al giorno, limitandomi a scorrere le notizie in modo passivo, commentando e mettendo “like” in qua e in là.

In una situazione del genere, potrei deliberatamente scegliere di prendere quell’ora che passo sui social, e di dedicarne la metà (mezz’ora) tentando di affinare una strategia di comunicazione che possa portarmi dei benefici reali, in termini di diffusione della mia proposta commerciale. Mezz’ora al giorno, per cinque giorni alla settimana, per 45 settimane all’anno, sono un sacco di tempo: 112,5 ore! Ovvero, 14 giornate lavorative di otto ore che dedicherò solo al mio “sviluppo commerciale”, e che ho ricavato…”quasi magicamente”, ovvero andando a recuperare tempo ed energia che, prima, risultavano poco più che “sprecati”.

Quanti esempi del genere si possono fare, simili a questo?

BUONA PROGRAMMAZIONE DEL PROSSIMO ANNO!