Quante volte ci è capitato di sentirci dire (magari in un momento in cui eravamo un po’ giù di morale, o non sapevamo bene cosa fare per risolvere una situazione che ci preoccupava): “pensa positivo! Vedrai che tutto si risolverà per il meglio!”

E allora ci si sforza di sorridere, di essere allegri, di avere dei pensieri produttivi, e magari di visualizzare il problema come se fosse già risolto, come insegnano tanti libri di auto-aiuto! 

Poi? Cosa succede? Tante volte le nostre previsioni si avverano e le cose vanno veramente bene, altre volte invece veniamo irrimediabilmente delusi, perché non tutto può sempre andare per il verso giusto.

Possiamo plausibilmente chiederci, allora: questo pensiero positivo, per gli imprenditori soprattutto, è davvero utile, oppure rischia di diventare una pericolosa illusione?

Mi sono interrogato spessissimo su questo argomento, anche perché tanti corsi motivazionali puntano proprio a scatenare il lottatore, la belva che è dentro l’imprenditore, rendendolo “gasatissimo” e sempre “carico” per arrivare ai suoi risultati, senza mai pensare, nemmeno lontanamente, che qualcosa possa andargli male. 

Qualcuno di questi corsi l’ho fatto anch’io e devo dire che, smorzato l’effetto “novità”, dopo qualche giorno, pian piano, si ritorna al punto di partenza. Questa, almeno, è la mia esperienza. Ci si “sgonfia” come dei palloncini bucati, e ci si sente anche un po’ stupidi. 

Recentemente invece, ho letto un bel libro che (anche se mi è stato detto che non si tratta certo dell’ultima novità in materia) mi ha entusiasmato, e mi ha dato notevoli spunti di riflessione: sto parlando di “Imparare l’ottimismo”, di Martin Seligman.

Seligman è stato uno psicologo importantissimo che ha “inventato” la psicologia positiva, distaccandosi nettamente dalla tradizionale psicologia che cercava, fino almeno agli anni 60/70, soprattutto di curare le malattie o quantomeno gli stati depressivi, ansiosi o patologici.

La psicologia positiva ha scelto di concentrarsi, invece, su quello che abbiamo come risorsa da alimentare per stare meglio con noi stessi e con gli altri, raggiungendo più facilmente i nostri risultati ideali. Non più dunque “curare il male” ma, soprattutto, coltivare il bene. 

Di cosa parla Seligman, che mi ha colpito così tanto? Dell’ottimismo! L’ottimismo non è il “pensare positivo”, ma un’altra cosa, chiamata “stile di attribuzione”. La persona ottimista si spiega i fatti belli della vita, pensando che dipendano soprattutto da se stessa e che possano essere permanenti, cioè durare nel tempo, e pervasivi, estendendosi dunque anche ad altri ambiti della propria esistenza, che non sono quelli specifici in cui il fatto positivo si è verificato. 

Contemporaneamente, l’ottimista tende a motivare gli insuccessi o gli eventi traumatici pensando che siano stati una casualità esterna che passerà presto, e che riguardino solo quello specifico aspetto della propria vita, quindi non arriva mai ad amplificare la negatività verso altri lati della propria realtà o della propria professione che non c’entrano niente con uno specifico fatto, o affare, andato male.

Ovviamente, i pessimisti si comportano esattamente nel modo opposto: si danno la colpa di tutto il male, pensando che sarà permanente e pervasivo, mentre si spiegano i fatti positivi, sostanzialmente, come casualità episodiche e ben circostanziate, che non impattano sul resto dell’esistenza. 

Qual è, dunque, la probabile migliore strategia per un imprenditore? Cercare di essere più ottimista!

In questo senso, il problema non è quindi “pensare positivo”, perché sarebbe veramente irrealistico: dobbiamo pur mantenerci coi piedi per terra! Se pensiamo troppo positivo, rischiamo di non essere più legati alla realtà, e questo può portarci totalmente fuori strada. Dobbiamo, invece, cercare di “non pensare negativo”, e si tratta di una cosa ben differente.

Quindi, se ci impegneremo a vedere le cose brutte come un qualcosa di contestuale, specifico, non pervasivo e che probabilmente non dipende totalmente da noi, e non ci daremo tutta la colpa degli eventi sfavorevoli, o quantomeno di tutte le avversità che ci capitano, riusciremo a essere molto più propositivi ed efficaci nell’arrivare ai risultati che ci siamo prefissati.