Ecco perché non amo il Natale (anche se sono Cristiano)
Eccoci arrivati a quel periodo dell’anno in cui le lucine risplendono, gli alberi si addobbano e nell’aria risuonano canti di festa. Sto parlando, ovviamente, del Natale, anzi “dei” Natali, perché a mio avviso se ne possono distinguere almeno due.
Il primo è quello spirituale, legato alla nascita del (per chi ci crede) Figlio di Dio. Anche chi non riesce a concepire la genesi divina, difficilmente però può negare l’importanza storica dell’uomo Gesù e dei suoi insegnamenti.
L’altro Natale è quello consumistico. Dunque, regali, abbuffate e via dicendo. Da consulente e braccio destro degli imprenditori, non posso che sottolineare l’importanza anche di questo Natale, visto che fa girare il denaro ed esultare l’economia, anche se non ha nulla da spartire col senso del Natale cristiano, che invece dovrebbe essere spirituale e meditativo.
In realtà, sappiamo convivere benissimo con entrambi i “Natali”, come dimostrano ad esempio le simbologie pagane tranquillamente mischiate a quelle religiose, come l’albero vicino al Presepe. Ormai è piuttosto risaputo che il Natale cade nel periodo che, nell’antichità, era caratterizzato dalla festa del “Sol Invictus”, legata alla simbologia del solstizio d’inverno. In fondo, del paganesimo non era poi tutto da buttare, e strascichi di queste tradizioni sopravvivono anche ai giorni nostri.
Personalmente, trovo il Natale una festa complessivamente triste, e non posso farci proprio niente. Sarà che, da sempre, è un po’ considerato anche la festa della famiglia che si ritrova, quando nella mia storia ci sono stati traumi e allontanamenti. Aggiungo che la mia educazione cattolica è stata pessima, con una serie di catechisti che non facevano altro che raccontare la “favoletta” quando io, già da bambino, ero profondo, studioso e riflessivo, e avrei voluto capire di più su questo mistero di Dio che si incarna.
I messaggi del catechismo, poi, hanno davvero leso, alle fondamenta, gran parte della mia energia e motivazione.
Volete qualche esempio? “Ama il prossimo tuo come te stesso” (senza spiegarmi nemmeno come amare me stesso, figuriamoci il prossimo). “Impara a perdonare” (senza spiegarmi come, e infatti non perdonavo). “Beati i poveri, i miseri, gli ultimi ecc. ecc.” (perché?). “Cristo è morto PER TE” (Ma perché? Cosa ho fatto di male?). E così via.
Infatti, verso i 12/13 anni sono letteralmente fuggito da tutto questo e mi sono addentrato in un percorso di studio e approfondimento di diverse discipline e filosofie, per poi tornare a leggere, finalmente con convinzione, Bibbia e Vangelo da adulto, scoprendone il profondo significato esoterico e, dunque, imparando ad amarli.
Il senso di tristezza legato al Natale, però, mi è rimasto, e credo che non mi abbandonerà mai. So che molte persone provano sentimenti simili. Quest’anno abbiamo pure il Covid a farci compagnia: mi spiace molto per gli imprenditori che continuano a rimetterci. Questo è un blog dedicato all’imprenditoria, ed è giusto che il pensiero finale vada a loro, gli imprenditori, che giustamente hanno sempre cercato di avvantaggiarsi del “Natale Pagano” e quest’anno, tanto per “chiudere in bellezza”, avranno le loro difficoltà. A loro, il mio più grande “in bocca al lupo” anzi…. ”che Dio vi benedica”, davvero! Perché Dio esiste, ne sono sicuro, anche se, probabilmente, è lontanissimo da tutte le raffigurazioni che ci facciamo di Lui.